L’Italia sta diventando “parte” del conflitto in Ucraina fornendo armi a Kiev, che non fanno altro che “alimentare e inasprire la guerra” . E’ l’accusa lanciata dall’ambasciatore russo a Roma Sergey Razov, che ha accettato di rispondere alle domande scritte dell’ANSA alla vigilia del primo anniversario del conflitto.
Il diplomatico russo definisce un ricordo del passato le relazioni fino a poco tempo fa privilegiate tra Roma e Mosca. E insiste nel denunciare le “discriminazioni” a cui, sostiene, vengono sottoposti cittadini, imprenditori e soprattutto artisti russi nel nostro Paese.
ANSA - Ambasciatore Razov, si avvicina l'anniversario di quella che Mosca chiama ‘operazione militare speciale’ in Ucraina e il mondo chiama guerra. Ritiene che la Russia abbia raggiunto, o stia per raggiungere, i suoi obiettivi?
RAZOV – “Non li ha ancora raggiunti, per questo l'operazione militare speciale prosegue. I suoi obiettivi sono stati formulati dal Presidente della Federazione Russa un anno fa e sono perseguiti con coerenza. In termini di prospettiva, rifornire il regime di Kiev di armi ed equipaggiamenti militari sempre più sofisticati non avvicina la pace, anzi non fa che alimentare e inasprire la guerra, moltiplicando le vittime, la distruzione e la sofferenza”.
ANSA - La coalizione dei Paesi occidentali, sin dal 24 febbraio scorso, si è schierata in soccorso dell'Ucraina, non solo fornendo aiuti militari, ma cercando di isolare economicamente e politicamente la Russia con le sanzioni. Le chiedo, ne è valsa la pena?
RAZOV – “Un tempo, secondo la teoria tolemaica, si credeva che l'intero universo ruotasse intorno alla Terra e oggi alcuni politici sono convinti che il mondo intero giri esclusivamente intorno all'Occidente ‘collettivo’. Farebbero bene a eliminare dalle loro scrivanie la cartina euroatlantica e sostituirla con un vero mappamondo. Non riusciranno né a isolare la Russia (come dimostra l'esperienza dell'ultimo anno), né a metterla in ginocchio con le sanzioni. Credere che la Russia possa essere strangolata economicamente è come credere che un daltonico riesca a comporre un cubo di Rubik in tre secondi. Se ricorda...