RACALE - Si celebrerà il 21 giugno il processo ad Angelo Salvatore Vacca, il 55enne di Racale reo confesso dell’omicidio di Claudio Giorgino, un ragazzo di Taviano di cui si persero le tracce a fine agosto del 1994 e i cui resti furono ritrovati 25 anni dopo in un pozzo nelle campagne di Matino, su indicazione dello stesso assassino.
Oggi, la giudice Giulia Proto ha accolto la richiesta dell’uomo, assistito dall’avvocato Francesco Fasano, di essere giudicato in abbreviato, poiché la legge che vieta l’ammissione del rito speciale per reati punibili all’ergastolo (come nel caso di Vacca) non è applicabile a fatti antecedenti al 1999.
Durante l’udienza preliminare, l’anziana madre e i fratelli della vittima si sono costituiti parte civile con l’avvocato Biagio Palamà.
Ritenuto braccio destro di Vito Carlo Troisi, all'epoca in cui era capo clan della Scu di Racale e Taviano, Vacca sta scontando la pena dell'ergastolo per l’omicidio di Luciano Stefanelli, e durante la sua detenzione, davanti agli inquirenti confessò anche il delitto del giovane, indicando il luogo in cui fu nascosto il suo corpo senza vita.
La confessione risale al luglio del 2019. L’imputato scrisse anche una lettera ai familiari, spiegando di aver agito per legittima difesa, perché Giorgino, di cui era amico, credeva volesse ucciderlo, così reagì mettendogli le mani al collo, ma nella colluttazione, alla fine questi ebbe la peggio.
Per il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Guglielmo Cataldi, però, le cose andarono diversamente: Vacca premeditò l’omicidio per motivi futili e abietti legati allo spaccio di stupefacenti, e infierì contro il malcapitato prima colpendolo con un coltello e poi esplodendo al suo indirizzo colpi d’arma da fuoco. Due le pistole impiegate, secondo l’accusa: una calibro 6.5 e una calibro 9.
Dopo la confessione e il successivo ritrovame...
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